“Sono molto preoccupato qui sta accadendo qualcosa di francamente strano, fino a questo momento non si è presentato un unico elettore a votare, ormai è più di un’ora che siamo aperti e neanche un’anima”. È il presidente di un seggio elettorale che pronuncia queste parole, nel libro “Saggio sulla lucidità” di Josè Saramago. In quel caso alla forte astensione si aggiunge l’altissima percentuale di schede bianche e il grande scrittore portoghese avvia così una delle sue costruzioni di realtà improntate su qualcosa di improbabile se non impossibile.
Entriamo nell’ultima settimana di campagna elettorale e stando ai sondaggi sembra che la percentuale di astensione possa raggiungere i livelli ipotizzati dal nostro autore. Anche qualche sondaggio spontaneo e maccheronico al bar conferma l’andamento: “Ah, io non vado a votare”.
Ricorderete le ultime elezioni regionali del 2014 in Emilia Romagna dove circa il 60% degli elettori scelse di non votare. Il dato più alto in
assoluto e sicuramente il segno concreto della disaffezione alla politica e alla rappresentanza democratica.
L’Italia rimane però uno dei paesi europei con la percentuale più alta di votanti seppur in costante discesa. Certo non aiutano venendo alla nostra regione, le inchieste o i cosiddetti “salti della quaglia” che risultano incoerenti e incomprensibili a gran parte di noi e facilitano il rifugio nell’astensionismo.
Scegliere di non votare può essere un modo per protestare, per sollecitare un cambiamento, può essere interpretato come il segno di una sfiducia verso la classe politica e la sua proposta.
Il voto è un diritto, dal 1993 è abrogata la norma che lo definiva un
obbligo, ma la Costituzione italiana è più raffinata e lo definisce un
dovere civico: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo
esercizio è dovere civico”.
Si dovrebbe fare appello alla filosofia per determinare la forbice che
divide il dovere e il dovere civico. Forse a noi più semplicemente potrebbe bastare associare il voto alla partecipazione, consapevoli però che partecipare non può essere limitato a delegare, a farsi rappresentare, ma è sicuramente la scelta da cui si può partire.
E se, come cantava Gaber “libertà è partecipazione” allora per la proprietà transitiva “votare è libertà”. A voi..chi!
#COSECHESIDICONO…VOTARE SI, VOTARE NO?
