Immaginate di fare un figlio, tutti i consigli, tra quelli richiesti e quelli di troppo, le premure, le ansie, tutto perché volete il meglio per lui o per lei. Poi giunge il momento di iniziare le vaccinazioni e da lì i dubbi si aggiungono ai dubbi.
Vaccini si o vaccini no? Il #cosechesidicono di questa settimana nasce da una battuta di una mamma premurosa e attenta. “I vaccini? Li devo studiare”. Non sarà un’impresa semplice, sono numerosi, cadenzati, alcuni obbligatori e altri raccomandati. Una mini giungla in cui ci si deve districare tra rassicurazioni e false dicerie.
Una nuova generazione di genitori che si informa in rete prima di compiere scelte, che ascolta esperti, dibatte con amici alle prese con le stesse esperienze, e poi con la maggiore saggezza possibile sceglie.
La comunità scientifica è tutta schierata a favore delle vaccinazioni che negli anni hanno salvato milioni di vite. Chi ha superato gli anta porta ancora sul braccio i segni visibili dell’antivaiolo, una piccola medaglia non più grande di un centesimo. Il vaiolo è stato estirpato negli anni ’80 e l’ultimo caso si è registrato in Somalia nel 1977, nel 1981 la vaccinazione è stata definitivamente abrogata anche in Italia, seppure, secondo l’Istituto superiore di Sanità ci siano in riserva ben 5 milioni di dosi antivaiolose e lo stesso vale per altri stati. Pronti a ogni evenienza.
I timori più accesi riguardano gli effetti collaterali delle vaccinazioni multiple, l’esavalente (difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse acellulare, Haemophilus influenzae B) e il trivalente (morbillo, rosolia, parotite ), ma anche in questo caso l’ISS rassicura che “i preparati oggi sono molto purificati e contengono solo le componenti che stimolano il sistema immunitario a sviluppare le difese contro la malattia cui sono rivolti”. Inoltre a differenza degli anni passati i vaccini attuali contengono virus inattivi e non più il mercurio, usato fino agli anni ’90.
La cronaca ci racconta di casi di bambini non vaccinati che si ammalano più frequentemente e più frequentemente contagiano i propri compagni. Da qui si è aperto il dibattito se sia opportuno o meno rendere obbligatorie le vaccinazioni per andare a scuola. Il caso di una bambina immunodepressa di Firenze che è stata costretta questo inverno a cambiare scuola perché nella sua classe c’erano diversi compagni non vaccinati che avrebbero messo a rischio la sua vita, è emblematico di quanto una scelta apparentemente personale sia al contrario condizionante per molti.
La bambina ha cambiato scuola, da quella sotto casa, la mamma e il papà la accompagnano ogni giorno a una scuola protetta e vaccinata che dista circa dieci chilometri.