#COSECHESIDICONO…SE ANCHE UN GELATO E’ SOLO PER MASCHI

Questa è una storia di colori. C’era un muro giallo a sostenere la Svezia nell’incontro di calcio con la nazionale italiana, il colpo d’occhio impressionante, simil-Ikea, non vi sarà sfuggito, come non è sfuggito all’allenatore Antonio Conte che ha fatto una specifica richiesta: “Vorrei che ci sentissimo uniti nell’indossare il colore azzurro che da sempre rappresenta un segno di forte identità. A quelli che vengono alla stadio chiedo di indossare una maglia azzurra”.

Al suo appello hanno già risposto in tanti: Enrico Letta, l’ex presidente del consiglio, ha dato ragione al mister e anzi lo ha anticipato avendo già portato allo stadio i suoi figli con la maglia azzurra, e tra gli altri anche Alex Britti che da gran tifoso garantisce che, malgrado non potrà essere presente in Francia, la indosserà il 27 guardando la partita degli ottavi di finale.

Ai tricolore che come in ogni competizione internazionale spuntano inesorabilmente come funghi da finestre e balconi ora si aggiunge la colorazione in azzurro. Sarà questo uno dei motivi per cui anche nelle gelaterie italiane il classico gelato cosiddetto “puffo” ora ha lasciato il posto al più patriottico “azzurro”.

Il colorante è sempre lo stesso, anzi i principali sono due: l’FCF o E133, un derivato del petrolio e l’E132, una versione sintetica dell’indaco con cui un tempo si tingevano i blue jeans. Sugli effetti più o meno nocivi dei coloranti alimentari anche gli studi scientifici più recenti non hanno esiti condivisi e univoci. I rari cibi di colorazione blu naturale come ad esempio i mirtilli sono salutari essendo ricchi di antiossidanti, mentre quelli tinti artificialmente sono ritenuti dannosi non tanto per la colorazione quanto piuttosto per la forte presenza di zuccheri.

Avrà pensato a questo pericolo la giovane mamma che ha tentato di far desistere dalla sua scelta la piccola figlia, attratta da un colore brillante che richiama il cielo, il mare, i monti leopardiani, e solo in quella vaschetta ha visto la risposta al suo desiderio di dolcezza. Avrà pure pensato a questo ma alla sua bambina ha detto: “No, l’azzurro è per i maschi”. E poi le ha consigliato di optare per colori ritenuti più femminili come il bianco, il rosa fragola o se proprio voleva osare il rosso ciliegia.

Ecco, si educa ancora così, inculcando stereotipi duri da scalfire che forse segneranno per sempre il futuro di quella bambina a cui non si può che augurare la libertà consapevole di scegliere il suo futuro magari coltivando la passione del calcio. Chissà potrebbe diventare una calciatrice e un giorno indossando una maglia azzurra alzare al cielo una coppa e non di gelato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *