#COSECHESIDICONO…SALVIAMO LA CABINA?

16 agosto 2016. Potrebbe essere una data qualunque che non vi fa sovvenire nessuna occasione particolare, oppure potrebbe essere il giorno del vostro compleanno o di un anniversario importante, il giorno deciso per la partenza o quello previsto per il rientro. Per qualcuno sarà memorabile, per qualcun altro da dimenticare. E’ fra circa 3 mesi ma è un conto alla rovescia perché accadrà una cosa molto semplice ma significativa: le due cabine telefoniche nei pressi della Biblioteca Zavatti saranno rimosse, a meno che…

La fine di un’epoca iniziata in Italia negli anni ’50 quando la prima comparve in Piazza San Babila a Milano. Si diffusero negli anni ’70 fino a raggiungere il numero di circa 300 mila a metà degli anni ’90. Si passò dalla moneta al gettone fino alla scheda telefonica.

Sembra preistoria per noi che abbiamo ormai tutti tra le mani un telefono personale che ci permette di salutare, prendere o disdire appuntamenti, comunicare ritardi e tantissime altre cose allora impensabili.

Lecito chiedersi: “Ma come facevamo prima?”. Per gran parte di noi è qualcosa di sconosciuto che ci fa guardare a quella cabina rossa come a un oggetto superfluo e totalmente inutile, ma è realmente così?

L’Agcom ha autorizzato Telecom Italia a smantellare i telefoni pubblici non più strettamente necessari nel 2010, poco più di 100 mila, ad un ritmo di 30 mila all’anno. Nel 2015 si è registrata però un’inversione di tendenza che ha fatto rallentare il percorso di rimozione per avviare una riconversione tecnologica delle cabine esistenti. Le prime, in via sperimentale, sono state installate a Torino e prevedono la possibilità di telefonare, navigare in internet, accedere ai servizi digitali della città. Sono dotate inoltre di pannelli fotovoltaici e possono essere integrati impianti per la ricarica di biciclette, scooter e auto elettriche. Rientrano in pieno nel progetto europeo delle Smart City. Calcolano inoltre che in una zona di grande flusso una cabina possa arrivare a incassare circa 10 mila euro l’anno a fronte di un costo che si aggira sui 2 mila, quindi sono da considerare anche un buon investimento.

Per tornare alle nostre due cabine che stanno per lasciarci, la Telecom ci offre la possibilità di evitar loro la dipartita attraverso una richiesta da inviare via mail entro 30 giorni dall’affissione dell’avviso sulla cabina.

La cosa buffa è che l’avviso è già presente malgrado riporti la data del 15 giugno.

Questa la procedura per salvare la cabina rossa: inviare una mail PEC entro il 15 luglio 2016 al seguente indirizzo cabinatelefonica@cert.agcom.it, indicando i propri dati, l’indirizzo della cabina, e la motivazione della richiesta.

Una motivazione che potrebbe essere o una ventata di nostalgia o un desiderio di futuro, a voi la scelta.

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