A leggere l’attacco dell’articolo 38 del decreto legge numero 133 del 2014, meglio conosciuto come “Sblocca Italia”, si nota una tale sequenza di termini positivi che desta qualche sospetto: valorizzare risorse, garantire sicurezza, interesse strategico, pubblica utilità e conseguente urgenza dell’opera.
A distanza di un anno dalla pubblicazione di quel decreto si moltiplicano iniziative e prese di posizione contrarie dal Veneto alla Puglia fino alla Croazia. In pericolo è il mare Adriatico e parte del nostro territorio concessi alle multinazionali del petrolio come luogo di “prospezione”, ricerca al fine di valutare la presenza di giacimenti di gas, petrolio e procedere all’estrazione.
La protesta ha preso già il nome giornalistico di “NoTriv”, no alle trivellazioni.
“NoTriv” richiama subito un altro movimento che ha fatto e fa molto parlare di sé il “NoTav”. La protesta dei cittadini della Val di Susa contro il progetto della linea ferroviaria ad alta velocità Torino – Lione, protesta che è iniziativa a metà degli anni novanta con semplici assemblee di cittadini e da allora non si è più fermata.
Ecco perché non sembra anomalo sentir dire:“Sarà la nostra Tav”, frase detta con l’orgoglio del senso civico, con lo sguardo attento a una protesta che è partita dal basso e si è diffusa a macchia d’olio, con il pensiero a una esperienza che ha tracciato un modello, nel bene e nel male.
Cosa accomuna queste due esperienze di mobilitazione oltre alla sintesi della definizione? Il rispetto per l’ambiente come bene comune, la contrarietà alle decisione arbitrarie e autoritarie dei governi, il dubbio sulla reale necessità di questi interventi.
Lo scrittore Erri De Luca sta subendo un processo per aver dichiarato in una intervista: “La Tav va sabotata”. Per difendersi ha pubblicato un libro “La parola contraria”, di cui si consiglia la lettura, per sostenere il diritto alla libertà di pensiero e contro ogni censura.
“Ho preso le parti di una piccola comunità in lotta compatta e intransigente contro un’oppressione. Sono lieto che le mie parole di sostegno siano state considerate così degne di rilievo da portarle in tribunale”.
“Sarà la nostra Tav”, speriamo che non sia necessario frequentare anche le stesse aule di tribunale e che la protesta sia così massiccia e diffusa da essere accolta nel più breve tempo possibile.
#COSECHESIDICONO…NOTRIV COME NOTAV?
