#COSECHESIDICONO…LA TRADIZIONE DA TRADIRE

A Natale c’è voglia di tradizione e la tradizione vuole che l’albero si faccia l’8 dicembre, che il Natale si passi in famiglia, che ci si baci sotto il vischio, che si regali una stella, che si mangino i piatti della nostra cucina.

Non sono tradizioni che si perdono nella notte dei tempi, il primo albero di Natale risale al 1510, fu addobbato nella città di Riga in Lettonia e rimase per diversi secoli un’usanza tipica delle regioni protestanti. Soltanto nel 1816 un grande albero apparve ufficialmente a Vienna e in Francia arrivò nel 1940.

Anche Babbo Natale c’è chi vuole che venga dall’Alaska, chi dalla Lapponia, chi dalla Svezia, chi dalla Groenlandia. In realtà la storia lo fa nascere nel Mediterraneo come San Nicola, e a lui sono attribuiti numerosi miracoli che lo hanno fatto associare ai bambini e ai doni. Inizialmente la tradizione di fare regali si celebrava il 6 dicembre, il giorno della sua morte, soltanto nel ‘500 la data fu spostata al 25. L’immagine dell’uomo corpulento, barbuto, vestito di rosso che viaggia in slitta si deve all’illustratore americano Thomas Nast che nel 1863 la propone per la rivista “Harper’s Weekly”.

Tradizione è consuetudine, abitudine, a volte è regola, è trasmissione culturale dal passato al presente, secondo la definizione che scrive la Treccani, è una consegna come suggerisce la sua etimologia che ha la stessa radice di tradire, che nella sua accezione positiva è anche cambiamento. Insomma ogni tradizione nasce da una trasformazione, da qualcosa che prima non c’era, o almeno aveva un’altra forma. Non ci sarebbe evoluzione e innovazione senza il tradimento della tradizione e questo avviene in ogni settore, dalla lingua alla letteratura, dalla scienza alla religione, dall’arte alla cucina.

Lo spunto per questa riflessione nasce proprio dal cibo, che avrei preferito tenere alla larga in questi giorni di grandi abbuffate, ma il suggerimento mi è sembrato molto interessante: una buona amatriciana si può fare solo con il guanciale, è vietato usare la pancetta, tanto meno il bacon. Il #cosechesidicono di commento a questo pensiero è stato: “Si la tradizione, ma ogni tanto qualcosa si deve cambiare”.

Può risultare difficile in questi giorni natalizi in cui, noi popolo così conservatore, ci aggrappiamo alle più ferme tradizioni per rinsaldare la nostra cultura, la nostra identità, la nostra storia, accettare dei cambiamenti che però sono inevitabili e spesso indipendenti da noi. Quindi chi vuole sperimentare un piatto di spaghetti con il bacon deve almeno rinunciare a chiamarlo all’amatriciana!

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