#COSECHESIDICONO…GENDER TRA DIRITTI E FALSE PAURE

La parola della settimana è “gender”. “Ahò ma che significa?”
Partiamo da qui, dal significato. La traduzione letterale è “genere”. Per identità di genere secondo la Treccani s’intende la costellazione di caratteri anatomo-funzionali, psichici, comportamentali che definiscono il genere in sé stesso e in quanto posseduto, accettato e vissuto dall’individuo nella storia familiare da cui proviene e nella società in cui vive.
La parola “genere” viene usata in particolare a partire dagli anni ’70 per evidenziare e denunciare quanto il maschile e il femminile fossero frutto di costruzione culturale e sociale.
Sempre in quegli anni, nel 1975 si proclama in Italia la legge Reale, introdotta per recepire la convenzione di New York sull’eliminazione delle forme di discriminazione razziale.
È del 1993 la legge Mancino-Reale che modifica la precedente introducendo i reati di discriminazione e odio per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Il ddl Scalfarotto dei nostri giorni è soltanto una estensione delle precedenti e introduce il reato di discriminazione e odio motivato dall’identità sessuale della vittima.
Considerati i numerosi casi di discriminazione sessuale anche violenti che negli ultimi anni sono avvenuti in Italia dovrebbe essere considerato un segno di civiltà ma c’è chi si contrappone a questa decisione paventando una limitazione di libertà e una snaturalizzazione, purtroppo o per fortuna con linguaggi che definire ridicoli è tenero, basti pensare allo spot uscito nel febbraio di quest’anno che in molti abbiamo pensato essere una parodia.
Si nasce maschi e si nasce femmine, ma si cresce con stereotipi. Cosa è maschile cosa è femminile? Lo definisce l’educazione, il contesto sociale, le opportunità, spesso poco pari.
Perché ci si preoccupa che a un bambino venga fatto mettere del rossetto e non si ha la stessa preoccupazione se questo avviene con una bambina?
Crescere i propri figli offrendo loro visioni ampie, prospettive multiple, opportunità articolate oltre che pari non deve far paura, lo educa alla tolleranza, al rispetto delle differenze.
Ken Robinson, un educatore famoso per le sue seguitissime Ted Conference ha sintetizzato il valore del pensiero divergente, la capacità cioè di trovare molteplici risposte a una medesima domanda, attraverso un esperimento. Una persona cosiddetta normale riesce a trovare circa 15-20 risposte diverse, una persona che usa il pensiero divergente arriva a circa 200 risposte. Il risultato della sua ricerca è riportato in un libro ed è stupefacente. Il primo test è stato fatto a circa 1500 bambini e bambine della scuola materna. Secondo la sua valutazione se la percentuale è superiore a un certo livello sei considerato un genio. L’esito è stato che il 98% ha superato il livello richiesto. L’esperimento è stato ripetuto a distanza di 5 anni e poi dopo altri 5 anni con gli stessi bambini e la percentuale è scesa vertiginosamente. Insomma nasciamo geni e mano a mano che cresciamo diventiamo un po’ imbecilli, per tutto quello che ci circonda.
Chiudo dando un consiglio spassionato al Comune di Civitanova di dotarsi di un regolamento che disciplini la concessione del patrocinio che per altri enti in genere attesta apprezzamento, adesione e sostegno a iniziative ritenute meritevoli e non è soltanto un fatto meramente tecnico di sconto per le affissioni.

Una risposta

  1. antonio ha detto:

    Francamente trovo molto superficiale questo articolo. Quello che sta cercando di denunciare, con toni non sempre condivisibili per la verità, chi contesta la “teoria del gender” non è l’accettazione di chi è diverso da noi (in meglio o in peggio, per sessualità, religione, ecc….): ci mancherebbe che chi si richiama alla dottrina cattolica non accettasse il prossimo, chiunque esso sia.
    Il problema è che le modifiche normative proposte negli ultimi anni non vanno solo nel senso dell’accettazione e dell’integrazione, ma tentano di controvertire l’andamento NATURALE delle cose. Se il maschio ha il pisellino e la femmina la farfallina, non credo sia una imposizione della società; i cromosomi X e Y non sono una stravaganza; la mamma ed il papà sono due figure ben distinte e che assolvono due funzioni assolutamente differenti nello sviluppo evolutivo dei bambini e delle bambine.
    Ecco, la paura è che chi promulga le nuove normative voglia essere più realista del re ed arrivare a fare delle affermazioni fuori dalla natura delle cose. E’ solo una paura? E’ tutto frutto della fantasia di qualcuno (tanti per la verità)? Tanto meglio. Ma visto che le proposte di legge sono nero su bianco credo che si faccia bene a non abbassare il livello di attenzione sul tema, sempre con i giusti toni e con l’accettazione di chi ha visioni diverse, da entrambe le parti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *