#COSECHESIDICONO…FIGLI DI DUE MAMME

È di qualche giorno fa la notizia che la Corte d’appello di Torino ha ordinato allo stato civile del Comune di trascrivere la nascita di un bambino, nato da inseminazione eterologa, come figlio di entrambe le mamme, una italiana l’altra spagnola, in questo caso. Le due donne sono ora separate ma hanno scelto la “condivisione delle responsabilità genitoriali”. Lo stato civile del Comune di Barcellona ha trascritto la nascita del bambino come figlio di “madre A” e “madre B”. In Italia si registra invece un vuoto legislativo colmato per ora dalla decisione dei giudici a cui il Comune di Torino ancora non si è adeguato.
Era proprio questa la notizia che un paio di giorni fa si stava ascoltando al bar. La voce della telecronista raccontava la vicenda con una certa enfasi, essendo il primo caso italiano del genere, e il servizio proseguiva con alcune interviste per sondare le reazioni. Quelle pittoresche, schiette, veraci, degli avventori del bar non si sono fatte attendere. Una domanda, seppur retorica, è sembrata sorgere spontanea: “Ma come cazzo cresce un frico cò ‘na coppia cuscì?”.
Non posso fare appello all’esperienza personale quindi provo a trovare qualche risposta da chi questa realtà la vive quotidianamente, solo in Italia sono circa 100 mila i minori con genitori omosessuali.
“Io e il mio compagno cresciamo mio figlio affrontando le gioie e le difficoltà che hanno tutte le famiglie. Come si fa a priori a stabilire chi può o non può essere genitore? Non è forse importante che in una famiglia, di qualsiasi tipo essa sia, ci siano l’amore, l’armonia e anche solidi principi educativi?”. Stefano.
“Caro papà, questo è un biglietto di Natale ma voglio scriverti da tempo. Sono molto contento che tu abbia trovato una persona che ti vuole bene …. se tu sei felice con Federico, io lo sono 10 volte di più. Adesso se devo essere sincero “Ti voglio bene più di prima”. …Per me se tu stai con un uomo sei uguale a tutte le persone “ Ricky (10 anni).
“Noi non mettiamo in dubbio la famiglia tradizionale anche perché siamo molto tradizionali anche noi: per esempio, ogni domenica andiamo dai nonni che, guarda caso, si chiamano come i nostri figli. Non siamo migliori di altri: siamo una famiglia imperfetta, come ogni famiglia ” Maria Silvia.
“I buoni genitori, sostiene Fulvio Scaparro, noto psicoterapeuta che sulla famiglia contemporanea lavora da decenni, non sono buoni sulla base del loro orientamento sessuale, ma sul clima e l’attenzione che, di fatto, distinguono una buona famiglia da una che non lo è”.
L’unica famiglia forse allora è quella semplicemente felice.

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