Da Stefano Massimiliano Ghio Consigliere Comunale P.D. riceviamo e pubblichiamo:
Il problema che stà emergendo con le concessioni demaniali scadute, ed a scadere, non è preso nella dovuta considerazione dall’amministrazione comunale, la quale in modo precipitoso ha proposto degli avvisi pubblici per consentire una manifestazione di interesse alle stesse aree, la nella mal riposta speranza che nessuno avesse effettivo interesse o che nessuno se ne sarebbe accorto. Non voglio entrare nella polemica di chi giustamente critica l’amministrazione per essere stata l’unica nelle Marche ad aver attivato una procedura, se così si può dire, di evidenza pubblica, in ossequio ad una direttiva, la Bolkestein, la cui applicazione appare molto modesta. Voglio invece criticare l’amministrazione nel suo atteggiamento fatalista che gli ha impedito di affrontare il problema, semmai fosse stato necessario affrontarlo subito, utilizzando gli strumenti a disposizione a tutela delle imprese che operano nel settore e che oggi si vedono minacciate nella loro stessa esistenza con evidenti ricadute negative sull’occupazione e quindi sulla “ricchezza” del nostro territorio. A titolo esemplificativo, come ho avuto già modo di suggerire, se proprio si voleva percorre la strada della richiesta pubblica di disponibilità, si poteva procedere alla identificazione di parametri e di valori di riferimento nella selezione degli interessati richiedendo alcuni importanti requisiti: parlo della garanzia di mantenimento del tipo di attività svolta dal concessionario compatibile con la destinazione urbanistica dell’area a salvaguardia del patrimonio culturale e sociale fino ad oggi garantito dalle attività esistenti; parlo della garanzia occupazionale delle forze lavoro impiegate nelle aziende con concessioni in scadenza; parlo della necessità di capacità tecnica e finanziaria da valutare attraverso la predisposizione di piani economici e finanziari credibili e certificati; alla disponibilità di versamento di indennizzi per i concessionari uscenti. Tali criteri, e molti altri che si possono immaginare e che trovano origine dalla nostra legislazioni in materia di contratti pubblici, ritengo potevano essere esplicitati nell’avviso pubblico per poi essere utilizzati nella redazione dei bandi pubblici per le effettive assegnazioni, con ciò evitando di soffermarsi solo sulla devastante valutazione canone-prezzo. Quindi nell’attesa che la politica nazionale trovi le soluzioni normative, per altro già reperibili nelle argomentazioni della sentenza della Corte Costituzione n. 180/2010 ( ove si fa notare l’esistenza di un mercato della gestione del demanio marittimo che rende del tutto peculiare la situazione Italiana rispetto a quella degli altri paesi europei), l’amministrazione o sospendeva ogni procedura o doveva trovare delle soluzioni equilibrate che cogliessero il vero interesse pubblico che, secondo lo scrivente, nel caso di cui si discute si appalesa conforme all’interesse di quel privato che intenda mantenere una attività specifica e peculiare di Civitanova Marche a beneficio di tutti.