CLOCHARD UCCISA AD ANCONA, ABUSI SESSUALI DURANTE AGONIA

Omicidio volontario aggravato dal fine di rapina e dalla violenza sessuale che sarebbe stata commessa sulla vittima agonizzante. E’ l’accusa contestata dal pm Andrea Laurino nell’avviso di chiusura delle indagini fatto recapitare ad Alexander Bongiu, 19 anni, romeno residente ad Ancona, in carcere per aver ucciso il 7 gennaio scorso ad Ancona la connazionale Maria Lacatus, una clochard di 71 anni. L’avviso indica la volontà della procura di chiedere un processo per il giovane, arrestato 20 giorni dopo il delitto avvenuto sotto l’Asse nord-sud nella zona di Vallemiano, dove la Lacatus, vedova e senza figli, era solita trascorrere le notti su un materasso accanto ad altri senzatetto. Ora la difesa potrà depositare memorie, chiedere un nuovo interrogatorio e poi il pm inoltrerà le proprie istanze al gip. In considerazione dell’aggravante della violenza sessuale, Bongiu rischia l’ergastolo. A incastrare l’omicida le tracce del suo Dna trovate sulla tracolla spezzata del borsello con 800 euro sottratto alla donna, e su una seconda borsa recuperata poco lontano dal luogo del delitto sporca di sangue della vittima. Il Dna del romeno è stato riscontrato anche nelle parti intime della Lacatus. La clochard, ipotizza l’accusa sulla base dei sopralluoghi e degli accertamenti autoptici, sarebbe stata colpita ripetutamente alla testa e al volto con due pietre. Avrebbe tentato di sfuggire al suo aggressore che, sempre secondo l’accusa, l’avrebbe poi immobilizzata, rapinata, abusando sessualmente di lei in maniera brutale mentre stava morendo. L’agonia potrebbe essere durata circa mezz’ora. Agli investigatori, Bongiu, che probabilmente aveva fatto abuso di alcol, raccontò poi di aver aggredito la clochard dopo che la donna aveva risposto in malo modo alle sue richieste di informazioni su un’altra persona. Il romeno però non ricordava alcuni frangenti di quella notte. Nella colluttazione, Bongiu avrebbe scoperto il borsello e ne avrebbe tagliato i lembi con una lametta per impossessarsi del contenuto. Con gli 800 euro sottratti, aveva poi acquistato un pc portatile. Lui stesso aveva fatto ritrovare alla Squadra mobile l’altra borsa della donna, gettata in una siepe: al’interno la carta d’identita.

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