Ci sono dei ricordi che rimangono indelebili nella nostra memoria e il passar del tempo non riesce a scalfire anzi ne rende più nitidi i contorni.
Avere 14 anni nel 1944 significa, e la matematica non è un opinione, averne ora 84. E’ l’età di Costanzo Giannini che con lucidità ha raccontato i giorni della liberazione di Civitanova, nel giugno del ’44, quando era appena un ragazzino, in un breve documentario curato da Alvise Manni e Angelo Quintabà per la regia di Sergio Fucchi, presentato in anteprima presso il Centro Civico di Santa Maria Apparente martedì 10 giugno, dal titolo “Quattordici anni nel 1944: la guerra di Costanzo Giannini”.
Il parlare genuino e sonoramente dialettale, i riferimenti alla vita di campagna, i pericoli costanti di quei giorni vissuti tra paura e speranza. È semplice ma autentico il racconto di Giannini che si commuove al ricordo di una giovane ragazza di appena 22 anni che perse la gamba durante un attacco. Le razzie dei tedeschi che perlustravano a tappeto le case. Le parole musicate della Canzone degli sfollati di Pietro Cerquetti che ancora oggi sono immortalate in una lapide in città e la gratitudine verso quel povero soldato polacco che prima degli altri entrò nella campagna civitanovese dopo aver superato il fiume Chienti e aver fatto ritirare le truppe nemiche che malauguratamente ancora dentro il carro armato finì i suoi giorni sopra una mina.
Una gratitudine che si esprime con la cura costante di un cartello scritto a mano e posizionato su un albero nei pressi del luogo dove avvenne il tragico episodio e che meriterebbe almeno una lapide più dignitosa. Del giovane polacco non si conosce neanche il nome, è morto per rendere libera l’Italia come tanti altri soldati polacchi, popolo di cui durante la serata ha raccontato le travagliate vicende Giorgio Dernowski figlio del Generale polacco Pawel che come tanti altri scelse per amore di rimanere nella terra che contribuì a liberare.
Il prossimo 29 giugno saranno 70 anni dalla liberazione della nostra città dal dominio nazifascista e si comincia a festeggiare mantenendo viva la memoria.