CIVITANOVA, IL TEATRO CIVILE SANA ALTERNATIVA AI MONDIALI DI CALCIO

biacIn contemporanea perfetta con la partita inaugurale dei Mondiali di calcio 2014, quando si presume che i più stiano davanti agli schermi per passione o solo per curiosità, allo chalet Raphael Beach si poteva assistere al racconto amaro e poetico dell’Italia degli ultimi anni in compagnia del giornalista Daniele Biacchessi e i musicisti Marino e Sandro Severini e Francesco Caporaletti.

Una scelta coraggiosa che ha offerto un’alternativa graditissima a chi del calcio in fondo non interessa granché e a quanto pare vista l’affluenza non sono pochi.

Bacchiesi e fratelli Severini sono già diversi anni che girano lo stivale presentando testi diversi legati dall’impegno civile: da “Il paese della vergogna” a “Passione Reporter”, da “Storie dell’altra Italia” a “Orazione civile per la Resistenza”.

Per la serata civitanovese del 12 giugno hanno scelto di presentare al pubblico un percorso inedito che è stato aperto dalla splendida ed emozionante ballata “La pianura dei sette fratelli” dedicata alla memoria dei fratelli Cervi. E’ lo spunto per Bacchiesi per ripercorrere le stragi nazifasciste più cruente come quella di Sant’Anna di Stazzema e quella di Montesole a Marzabotto. Stragi impunite. Impunite anche la strage di piazza Fontana del ‘69, quella del cielo di Ustica. Senza colpevoli anche la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin in Somalia. Il paese della vergogna è l’Italia che non riesce o non vuole scavare nella verità secondo Biacchessi che aggiunge altri tasselli pieni di umanità narrando da prospettive piccole, singole le grandi disavventure italiane, come quella del giovane studente Dario Capolicchio di appena 22 anni morto nell’attentato di Via dei Georgofili a Firenze nel ’93. O ricordi fraterni di amici come Enzo Baldoni il fotoreporter scomparso in Iraq di cui legge il toccante e quasi divertente testamento: “Le mie ceneri buttatele in mare direi, ma fate voi, cazzo mi frega!”.

Le chitarre dei fratelli Severini sono un contrappunto e un sostegno continuo alla narrazione e tra musica e parole rimane il senso di necessità di un fare teatro in modo semplice, essenziale, senza fronzoli, non barocco che lascia amarezza e insieme tanta leggerezza.

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