CASINI, “BERSANI E’ UN INTERLOCUTORE AFFIDABILE”

MI290907INT_0088Da “Repubblica”, l’intervista di Francesco Bei

Nella sfera pubblica emerge «uno spaccato di corruzione da far paura»e sbaglia Berlusconi a minimizzare. Pier Ferdinando Casini fa il punto sugli scandali di queste settimane e al Pd lancia un segnale preciso: lasciate perdere l’idea di «rifare l’Unione», guardate piuttosto al «laboratorio politico» delle Marche.

Berlusconi ha spiegato che la casa dei cattolici è il Pdl. Come gli risponde?
«Ma se persino un loro ministro, parlo di Gianfranco Rotondi, dice che nel Pdl chi viene dalla tradizione democristiana non è preso in considerazione, di cosa stiamo parlando? Negli ultimi mesi siamo stati noi il punto di riferimento per tanti cattolici e lo dimostrano le adesioni di Binetti, Carra, Lusetti, Bianchi. Ma certo non aspiriamo a diventare un partito clericale».

Dal Pdl vi accusano di esservi alleati solo con chi vince…
«Siamo indifferenti a questi attacchi. La verità è un’altra: con queste regionali noi ci siamo assunti un rischio enorme. In Veneto e in Lombardia abbiamo lasciato assessorati sicuri e un’alleanza vincente per costruire una diga anti-Lega. Altro che convenienze».

Il ministro Alfano è convinto che Berlusconi con le regionali vivrà un nuovo inizio.
«Rifiuto questa logica, le elezioni non sono un referendum sul governo»

Ma c’è o no un logoramento di Berlusconi? Con l’inchiesta sulla Protezione civile non è andato in crisi anche un modello di governo?
«Certo, in nome dell’ideologia del “fare” il suo governo dimostra insofferenza per le regole, i controlli e la trasparenza. Ma questa abnorme dilatazione del “governo dell’emergenza” non nasce oggi, è stato il governo Prodi ad assegnare i lavori del G8 alla Protezione civile».

Alla luce delle ultime intercettazioni, resta convinto che Bertolaso sia stato all’oscuro di tutto?
«Sono un garantista e sono certo che Bertolaso il suo lavoro lo sappia fare. Probabilmente è stato preso dalla frenesia di accaparrarsi competenze, una frenesia che poi finisce per pagare in prima persona. Il peggior nemico di Bertolaso oggi si chiama Bertolaso».

Berlusconi nega tuttavia si possa parlare di una nuova Tangentopoli. Come stanno le cose?
«Non entro nel merito delle inchieste, ma sta emergendo uno spaccato di corruzione e disinvoltura nella sfera pubblica che fanno paura. Parto dal sindaco di Bologna ovviamente».

Almeno Delbono si è dimesso.
«Sì, ma quello che è emerso resta grave, tanto da far pensare, più che a dimissioni, a una ritirata strategica. Poi abbiamo avuto l’arresto del presidente della provincia di Vercelli, il caso del consigliere comunale di Milano e molti altri. Anche queste intercettazioni sul terremoto non sono edificanti: sarei molto cauto a mettere la mano sul fuoco e dire che non ci sono state irregolarità».

Berlusconi, a caldo, ha detto invece che i pm dovrebbero «vergognarsi».
«Io non ho mai nascosto la mia convinzione che Berlusconi, da quando è sceso in politica, abbia avuto un’attenzione particolare da parte di certe procure. Ma la delegittimazione costante della magistratura è il miglior ricostituente per la corruzione. Se ogni ladro si può dichiarare un perseguitato politico, significa che abbiamo dato ai corrotti la licenza di fare quel chi gli pare».

Bersani, in un’intervista a Repubblica, cita la battaglia contro la Protezione civile Spa come esempio di un terreno comune- il rispetto delle regole-su cui costruire un’alleanza per il futuro. Ci sta?
«Io penso che Bersani stia facendo un buon lavoro. È un interlocutore affidabile. Poi, se son rose fioriranno… ma deve essere chiaro che a noi non interessa rifare l’Unione. E certo gli allettamenti personali mi lasciano del tutto indifferente».

Allora il modello qual è?
«Il vero laboratorio di queste elezioni è quello realizzato nelle Marche. Il presidente Spacca è un cattolico che ha lasciato che alla sua sinistra nascesse una candidatura alternativa della sinistra estrema. Si è alleato con noi e sono sicuro che avrà un grande successo fra i moderati».

Qual è stato l’ingrediente giusto?
«Il fatto è che nelle Marche c’è un segretario del Pd che capisce la politica. L’unico difetto di Palmiro occhielli è che assomiglia troppo a Lenin. Nella vicina Umbria, invece, non si è potuta realizzare un’operazione analoga perché i cattolici del Pd hanno fatto le barricate per non scaricare Rifondazione. Un comportamento davvero incomprensibile. In ogni caso sarà interessante capire se, dalle regionali, pò tra emergere qualche idea nuova per il futuro».

Da ultimo Sanremo. I finiani hanno minacciato il digiuno contro Emanuele Filiberto.Lei invece lo ha persino candidato alle Europee. La canzone l’ha sentita?
«Dal punto di vista canoro condivido le ragioni del digiuno, ma l’aspetto positivo è che questa operazione (un po’ ruffiana) dimostra una cosa vera: l’idea di Italia “tira” ancora, pensiamoci bene prima di disgregarla completamente».