BOTTI DI FERRAGOSTO E BOTTE DA CORNER

fuochiTutti col naso in su a guardare lo spettacolo pirotecnico e gli occhi in giù, chini sui piccoli monitor degli smartphone a commentare su Facebook. Una volta c’era l’applauso se lo spettacolo era gradito, il fischio se invece era stato al di sotto delle aspettative. Polemiche da fuoco d’artificio, chiacchiericcio di stagione che durava più o meno il tempo di andare al bar e ordinare il cocktail di Ferragosto. E invece l’avvento del social network ha cambiato anche questo. Tempi moderni si dirà, sì certamente, ci si adegua al mezzo che è anche messaggio come diceva McLuhan. Anche se lascia un po’ basiti e perplessi il polverone di polemiche sorto attorno allo spettacolo pirotecnico, uno spettacolo che esiste da sempre a Civitanova e che però, proprio quest’anno pare far discutere più del solito. E stavolta non sono gli animalisti che dicono “non sparate perchè i cani hanno paura” critica anche legittima se si vuole, ma uno zoo umano ben più variegato le cui valutazioni vanno da “belli sì, ‘sti fuochi ma quanto ci costano”, salvo poi lamentarsi che “la città è morta”. E sul gruppo facebook civitanovese dello Speaker’s Corner è curioso il siparietto che prosegue da giorni fra alcuni membri della comunità digitale e l’assessore alla cultura e turismo Giulio Silenzi. Per riassumere il tutto partiremo da due celebri frasi di scrittori. La prima è di Machiavelli che diceva che “Governare è far credere”. Riflettiamo su questa frase, perchè in realtà rispetto ai tempi in cui scriveva l’intellettuale fiorentino con il web, liquido ed incontrollabile per definizione, ciascuno può far credere ciò che vuole. Una menzogna “postata” viene presa per buona e si amplifica a valanga, vengono aggiunti altri elementi alla discussione e si sviluppa così un dibattito sterile attorno ad un assunto falso. Insomma niente di più inutile. Ah Machiavelli, chissà cosa avresti scritto se fossi vissuto nell’epoca 2.0. “Postare è far credere” e in qualche modo si innesta una sorta di “potere”, quello di aizzare le folle, oltre ogni ragionevole buon senso e soprattutto a dispetto e spregio della verità. La seconda è la massima usata da Giovenale “panem et circenses”. Abusata da tutti i commentatori, anche qui se ne snatura il significato e si ribalta il destinatario. Lo storico latino infatti si lamentava di come il popolo volesse solo feste e abbuffate gratuite. Oggi invece viene utilizzata per insinuare l’idea di una sorta di ruffianeria da parte della politica nell’offrire spettacoli, quasi come a gettare polvere negli occhi. Una conclusione, rendere reale l’invito di Seneca, invitando a “non farti simile ai malvagi perché sono molti, nè farti nemico ai molti perché sono diversi da te”.

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