“Leggo della questione sollevata dal consigliere Borroni in merito alla proposta di cambiare il nome a via Almirante e leggo le sue argomentazioni. Comprendo il rammarico del consigliere Borroni nel vedere cancellare dalla toponomastica civitanovese il nome di Giorgio Almirante, per lui certamente “un carismatico capo dalla chiarezza intellettuale, ma è intollerabile per me, come persona e come consigliere del Partito Democratico, vedere accostare da Borroni il nome di Giorgio Almirante a quello di Antonio Gramsci, dovendo magari noi ringraziare lui e l’amministrazione di centrodestra per (cito) non aver loro in 15 anni toccato e neppure pensato di cancellare piazza Gramsci. Vede, consigliere Borroni, Antonio Gramsci per me, per la storia e per l’Italia, non è solo una giuda ed un uomo da cui prendere esempio, come lei afferma, affermazione che comunque probabilmente poco si addice alla figura di Giorgio Almirante; quello che lei dice di Gramsci è riduttivo per la statura del personaggio: Antonio Gramsci non è solo un grande uomo politico che avrebbe certamente dimostrato con i fatti la concretezza della sua levatura umana, morale ed intellettuale se solo uomini come Giorgio Almirante non lo avessero rinchiuso in carcere; Antonio Gramsci è sì certamente un grande uomo politico, tra i fondatori nel 1921 del Partito Comunista Italiano, da me (e non solo) considerato tra i più grandi politici italiani, ma non è solo questo: dimentica, caro Borroni, che Antonio Gramsci è anche un letterato ed un filosofo, uno dei più importanti pensatori marxisti del novecento, i cui scritti rappresentano una puntuale analisi della struttura culturale e politica della società italiana; ma Antonio Gramsci è anche e SOPRATTUTTO, una vittima del regime fascista, rinchiuso in carcere e lì tenuto per oltre 8 anni, non per aver compiuto atti criminosi, ma unicamente per le sue idee politiche, rimanendone minato irrimediabilmente nella salute al punto da venire trasferito in clinica nel 1934 dove sarebbe rimasto ininterrottamente fino alla morte, avvenuta tre anni dopo, a soli 46 anni. Giorgio Almirante, che non ha conosciuto le carceri italiane, è meglio noto semmai per il suo ruolo nella Repubblica di Salò e soprattutto per essere tra i firmatari nel 1944 dei manifesti che decretavano la fucilazione dei partigiani “italiani”.
Diciamolo pure in altri termini: Antonio Gramsci rappresenta le vittime del fascismo, Giorgio Almirante rappresenta “il fascismo”. Lasciamo perdere la questione della toponomastica e della “pacificazione toponomastica” ipotizzata da Borroni, che sinceramente mi appassiona poco; ma NON SI USI LA TOPONOMASTICA come scusa per mettere concettualmente sullo stesso piano Antonio Gramsci e Giorgio Almirante; queste due figure –va ricordato- non possono stare sullo stesso piano e non lo saranno mai: l’una è la vittima, l’altra il carnefice. La invito pertanto, Borroni, a utilizzare argomentazioni più valide per giustificare la sua contrarietà per il cambio di nome a via Almirante, trovi le motivazioni razionali che meglio le aggradano, ma non paragoni Giorgio Almirante ad Antonio Gramsci: la storia non glielo consente!”