La vita tolta a una ragazza di 22 anni non si può restituire con un appartamento o dei soldi, ma nella tristissima storia di Andreea Christina Marin, la ballerina romena ammazzata da tre giovani balordi su ordine dell’ex amante italiano, seccato per averle dato troppo denaro, c’é un nuovo squallido capitolo. Il padre adottivo di uno degli indagati rivuole indietro un appartamento donato al figlio, e che insieme all’abitazione e alla pensione del mandante dell’assassinio avrebbe dovuto costituire un primo risarcimento da 500 mila euro complessivi per la famiglia della ragazza. Per l’omicidio, avvenuto il 27 gennaio scorso a Porto Potenza Picena, sono finiti in carcere Sandro Carelli, 57 anni, ex compagno della ballerina, che lo aveva lasciato, il figlio di lui Valentino, 22 anni, e due suoi amici ventiseienni, Silvio Giarmanà e Sebastian Capparucci. Sebastian, nato in Polonia, è figlio adottivo di un noto ortopedico di Civitanova Marche, il dottor Italo Capparucci. Da tempo i rapporti fra di loro sono difficili, e il 10 febbraio, pochi giorni dopo l’arresto di Sebastian, l’ortopedico ha promosso un’azione giudiziaria nei confronti del ragazzo, chiedendo la revoca del lascito dell’appartamento. Motivo? la donazione sarebbe di tipo ‘modale’, cioé condizionata all’obbligo di assistere il genitore in vecchiaia, obbligo che Sebastian non avrebbe rispettato: anche se il padre è poco più che sessantenne, lavora e gode di buona salute. Nel tentativo di alleggerire la posizione processuale del ventiseienne, i difensori di Sebastian, gli avv. Federico Valori e Rossano Romagnoli, erano già a buon punto nella trattativa economica con il legale della famiglia Marin, l’avv. Sante Monti, quando da un controllo presso la Conservatoria del registro immobiliare è saltata fuori la richiesta di revoca della donazione dell’immobile. “Un atto di ritorsione nei confronti di Sebastian – commenta l’avv. Valori – che ricadrà su persone estranee alle vicende familiari dei Capparucci, e già profondamente colpite nei loro affetti”. Monti si prepara a sostenere che il padre di Sebastian non ha motivo di agire in giudizio nei confronti del figlio, e nel frattempo l’inchiesta va avanti: il 30 marzo il medico legale Loredana Buscemi riceverà l’incarico di estrarre il Dna da una serie di campioni e reperti biologici della vittima.