ANGELO VASSALLO…STORIA DI UN UOMO CORAGGIOSO

a13“Chiedo scusa al mare”, sono le parole di Zi Achille, un pescatore ormai ultranovantenne, che passa il tempo sulla banchina del porto di Pollica, a chiudere il racconto “Storia di un uomo coraggioso”. L’uomo coraggioso è Angelo Vassallo, il sindaco pescatore ucciso con nove colpi di pistola il 5 settembre del 2010 in un attentato di matrice camorristica. Il racconto, costruito e narrato, con l’ausilio di video e foto, dal giornalista marchigiano Luca Pagliari, è stato presentato all’oratorio Don Bosco di Porto Potenza Picena, nell’ambito di una iniziativa organizzata dalla locale sezione ANPI. Prima di diventare sindaco di Pollica, ultimo lembo di Campania, provincia di Salerno, Angelo Vassallo ha fatto il pescatore per 15 anni, è stato anche a Civitanova a imparare la tecnica della pesca a volante, ma lui saliva sulla barca con una mazzetta di giornali. Dal mare ha imparato il senso dell’uguaglianza, “il mare rende tutti uguali”, la fatica, il rispetto della natura, il piacere di fare una professione per passione e non per guadagno. Quando è stato eletto sindaco nel 1995 le sue prime parole sono state: ”Cercavano un fesso e io ho stravinto!”. La sua prima ordinanza la invia al padre e lo accusa di abuso edilizio. È un politico anomalo, non indossa mai giacca e cravatta e non partecipa alle inaugurazioni. È un visionario, lavora sul patrimonio culturale, avvia la raccolta differenziata già nel 1995, investe sulla biodiversità, sulla dieta mediterranea, Pollica è sede del centro studi sulla dieta mediterranea che è stata riconosciuta, proprio pochi mesi dopo la sua morte, dall’UNESCO, patrimonio immateriale dell’umanità. Ha trasformato un territorio, tanto da far coniare l’espressione “sistema Vassallo”, ma lui era una “capatosta” come lo ricorda il figlio, aveva il sorriso dell’ospitalità, e la cura del dettaglio, hanno fatto notizia le sue ordinanze sui gerani ai balconi, il centro storico come una tavolozza ininterrotta, o il divieto di gettare ciche di sigaretta a terra pena multa salatissima. Durante gli anni della sua amministrazione non ha mai dimenticato di essere prima di tutto un uomo vicino agli altri uomini: “Un uomo che soffre ha sempre la precedenza sulle beghe politiche”, diceva. Un sindaco al servizio della comunità, un testimone della buona politica, un eroe civile, un uomo coerente, un simbolo della legalità. Un sindaco così dava fastidio e doveva essere eliminato. Ora anche i suoi cani randagi, ne aveva 23, ne onorano quotidianamente il ricordo sulla tomba e Zi Achille, l’amico di sempre, come racconta Pagliari con emozione, che prima di darti la mano si pettina i lunghi baffi bianchi, con la stessa cura per il dettaglio, guarda ancora il mare e si scusa con lui perché ormai non ci può più navigare.

 

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