ANCORA FERME AL PORTO DI ANCONA LE VONGOLARE DI CIVITANOVA

vongolareSono ancora ferme al porto di Ancona le vongolare di Civitanova. Soddisfatto il presidente del consorzio per la salvaguardia e la tutela della pesca dei molluschi di Civitanova, Francesco Gentile, per l’incontro di ieri in regione con i rappresentanti della consulta per l’economia ittica regionale e gli altri tre presidenti dei Cogevo delle Marche. A quanto è sembrato non manca la collaborazione delle parti per tentare di superare un problema che esiste da venti anni e che è stato ereditato dal ministero. Comunque le vongolare rimarranno attraccate alla nuova darsena di Ancona fino al prossimo incontro, fissato per lunedì 24 ottobre. Intanto ieri sono stati analizzati i primi risultati della ricerca che la regione sta effettuando sulle vongole. Ricerca che proseguirà per tutto il 2012. Le procedure per la rideterminazione dei confini non sono ancora state messe a punto e l’attuale regolamento di deroga sulla divisione rimarrà valido fino al 31 gennaio 2012. Per venire incontro alle esigenze del consorzio di Civitanova, che i dati mostrano penalizzato rispetto ad altre realtà, l’assessore regionale alla pesca Sara Giannini si è impegnata in prima persona per il reperimento di 200, forse 300 mila euro, per costituire un fondo di solidarietà di rotazione. Uno strumento fruibile da tutti, se ce ne fosse la necessità. Le posizioni sono molteplici e diverse, ma si sta lavorando ad una proposta condivisa, per superare definitivamente un capitolo e aprirne un altro sulla base di un nuovo regolamento di gestione delle vongole, la messa a regime del fondo di solidarietà, il tutto all’interno di un piano di gestione che possa favorire una rapida ripresa del settore. Sarà necessario altro tempo per una posizione condivisa da parte di tutte le associazioni ed i consorzi. La pesca delle vongole nelle Marche è molto rilevante. Operano in regione 220 vongolare a fronte delle 610 del territorio nazionale. Un problema di sovraffollamento che affonda le radici verso la fine degli anni ’60, quando la continua evoluzione tecnologica e la forte espansione del mercato rendeva la pesca dei molluschi una tra le attività più produttive in Adriatico, inducendo il Ministero a rilasciare molte licenze. Se in un primo momento l’uso delle draghe idrauliche è risultato particolarmente remunerativo, negli anni successivi c’è stato un calo delle risorse che ha portato all’attuale crisi. Il tecnico incaricato dalla Regione, Giuseppe Prioli ha illustrato ieri, durante l’incontro, i primi risultati della consistenza del prodotto ed i quantitativi pescati dagli operatori appartenenti ai diversi consorzi negli ultimi anni, le giornate complessive di pesca e tutti gli altri dati disponibili. Da questi dati emerge chiara la differente produttività delle diverse aree, cosa questa che impone alla Regione di rivedere il regolamento per operare gli opportuni aggiustamenti.

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