A FUTURA FESTIVAL, IL FASCINO DI MARC AUGE’ E IL SUO “NON LUOGO”

augeProbabilmente Mark Zuckerberg quando per la prima volta mise mano a quell’insieme di codici di programmazione che avrebbe poi generato Facebook non immaginava neanche di creare un “non luogo” virtuale. E forse neanche il sociologo e antropologo Marc Augé avrebbe mai pensato di dover fare i conti con una realtà diversa da quella dei luoghi e non luoghi fisici che ha teorizzato ormai anni fa. Ma è il futuro e tutto può succedere. Anche di questo si è parlato nell’intensa lezione-conversazione con Marc Augé, a Civitanova per Futura festival. E chissà se i civitanovesi si sono davvero resi conti di avere a due passi da casa uno degli intellettuali più raffinati del pensiero occidentale, colui che probabilmente i propri figli studiano in prestigiose università e sul cui pensiero danno esami per giungere ad una laurea. E proprio Augé che teorizzò meglio di chiunque altro come la comunicazione e le relazioni fra le persone cambiano a causa del consumismo e della socialità che passa attraverso lo scambio di merci, venerdì sera ha fornito le chiavi per poter aprire la porta del futuro di ciascuno di noi. Nessuna ricetta ovviamente, Augé non è un profeta e il futuro non è una merce da mercato, ma il pensiero acuto dell’ “etnologo del metrò” ha permesso a tutti di capire un po’ meglio questo presente. Tanto che è egli stesso che ad un certo punto della conversazione con Filippo La Porta dice: “dovremo guardare al futuro con spirito più umile e scientifico e riprenderci il tempo”. Riappropriarsi del proprio tempo, inteso come andare con calma e “osservare” invece che “guardare”, “ascoltare” invece che “sentire”. E imparare anche a gestirlo il tempo, che è l’unica risorsa non rinnovabile e che corre in un’unica direzione. E, secondo Augé, è proprio la frenesia verso ciò che saremo domani che non ci permette di gestire al meglio il presente. E le nuove tecnologie, smartphone, applicazioni e dispositivi del tempo reale accelerano il processo, vogliamo essere ovunque e in presa diretta. L’invito è invece a vivere il proprio tempo, ma riscoprendo quell’aspetto umano della relazione, cercando spazi di comunicazione tra le persone nella socialità. Aveva iniziato come neoilluminista, ma la chiusura è da sognatore utopista. Che forse è l’unico atteggiamento valido per guardare al futuro.

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