A CIVITANOVA PROSEGUONO LE “POP…POLEMICHE”

popsophia1Ormai non passa giorno senza che a Civitanova non si parli di Popsophia. Polemiche bipartisan scaturite dopo l’aver appreso che il marchio del festival è di proprietà del direttore artistico Evio Hermas Ercoli. Ad intervenire oggi è Giorgio Palombini consigliere comunale del Pd: “Il sindaco non può cavarsela con una battuta (“scoprono adesso quello che tutti sapevano”). Tutti chi? Chi sapeva? Forse solo lui e pochi altri. IL consiglio comunale caro Mobili ignorava. Il caso Popsophia, la registrazione del marchio fatta da un privato, oggi quindi unico titolare del festival, non è questione da liquidare con battute vaghe, perché riguarda la gestione di soldi pubblici –e sono tanti soprattutto in un periodo di crisi, si parla di 400 mila euro- e un sindaco dovrebbe sentire il dovere di dare risposte serie a chi chiede chiarezza. Sulla questione ho presentato un’interrogazione ma come al solito di risposte ancora niente). Se non all’opposizione, verso cui Mobili e il solito Marinelli -che da Ancona interviene su tutto e che attribuisce al Pd cose non dette sulla manifestazione e il direttore artistico al solo scopo di assolvere l’amministrazione comunale- provano allergia, almeno ai cittadini e ai consiglieri della loro maggioranza. Qui non è in discussione il successo del festival, la capacità di Civitanova di diventare palcoscenico ideale per ospitarlo e indubbi sono i meriti di chi lo ha organizzato. Come fu già per Tuttoingioco, portato a Civitanova dalla Fondazione Carima, anche Popsophia si è inserita in un contesto sociale, culturale ed economico già pronto. Qui è semmai in discussione il ruolo svolto da chi amministra la città, del sindaco e della giunta. Hanno tutelato Civitanova? Mobili dica se sapeva o no che il 30 novembre 2010, un mese e mezzo dopo la delibera con cui il Comune impegnava risorse e mezzi pubblici sul festival, Evio Hermas Ercoli, direttore artistico, aveva registrato solo a suo nome il marchio Popsophia. Se lo sapeva, visto che oggi afferma che era cosa a lui nota, perché non ha avvertito il consiglio comunale lasciando che tutti pensassero –compresi esponeti della maggioranza- che il marchio Popsophia fosse dell’azienda Teatri e pertanto la titolarità fosse del Comune di Civitanova come nel caso di “Civitanova Danza”? Come mai non ha sentito il dovere di spiegare alla città che soldi pubblici sarebbero stati investiti su un marchio privato? Sarebbe stato un atto di trasparenza e di rispetto. Come un atto di trasparenza diventa, a questo punto più che mai, rendere noti i costi, le parcelle, i cachet, gli atti della convenzione con il privato (se mai esiste) relativi a Popsophia. Mobili risponda in tempi brevi alla mia interrogazione e venga al prossimo consiglio comunale per chiarire la questione. Altrimenti, la sensazione che il suo sia stato un modo di muoversi goffo, per niente istituzionale, che non ha tutelalo gli interessi della città, ma funzionale ad uno spot elettorale fatto a spese pubbliche e a vantaggio di privati.”

A Polombini si aggiungono Renzo Foresi, Gabriele Troiani, Sergio Vastaroli, Massimo Giampaoli e Marco Diomedi de “L’ancora” che sostengono come la vicenda di popsophia rappresenti l’ultimo esempio della superficialità ed approssimazione con cui Mobili gestisce la res pubblica. “Già nella vicenda della parafarmacia –scrivono-, Mobili che all’epoca aveva la delega alle partecipate, fu politicamente responsabile dell’apertura di tale attività che poi è stata recentemente chiusa. Risultato di tale attività d’impresa pagata con i soldi pubblici, perdita di svariate decina di migliaia di Euro a carico naturalmente dei cittadini civitanovesi. Ora scopriamo che circa 400.000 Euro sono di soldi pubblici, in un periodo in cui vengono richiesti ai cittadini “lacrime e sangue”, parafrasando le parole di oggi di Berlusconi, sono stati elargiti per promuovere un format non del Comune ma di un privato…. Ercoli. Noi dell’Ancora, senza entrare nel merito dell’attività culturale indubbiamente di rilievo svolta dal festival, chiediamo innanzitutto a Mobili il rendiconto dettagliato dell’attività artistica in questione, con particolare riferimento a quanto il Comune e quindi i cittadini abbiano dovuto pagare tale attività. Poi chiediamo di sapere perché, contrariamente a quanto fatto a tutti intendere, quella che doveva essere un’attività del Comune di Civitanova, sulla quale tanto ha scritto, con tanto di conferenze ed impegno lo stesso Mobili, con delega alla cultura, che faceva intendere di essere il Deus ex machina di tale attività, svolta al fine di dimostrare che anche senza la Banca delle Marche e “Tutti in gioco” il Comune e questa Giunta erano in grado di fare cultura di un certo livello, si è lavorato ed usato mezzi e denaro pubblico per un’attività di un privato che ne ricaverà tutti i vantaggi relativi. Il Comune nei prossimi anni si troverà punto a capo dovendo o scendere a patti con Ercoli o ricominciano da zero a progettare…..I Civitanovesi ancora ringraziano! A proposito il Sindaco non sapeva di tale grave fatto e quindi la sua è da intendersi come culpa in vigilando o sapeva! In quest’ultimo caso perché le commissioni competenti non sono stati avvisate? E la delegata alla cultura sapeva o anch’ella non era stata avvisata? La conclusione che chiediamo è sempre quella dimissioni……Quello che doveva essere un investimento sulla cultura è divenuto al massimo un contributo ad un privato che fa e promuove cultura appalesando l’incapacità del Comune di programmare e fare cultura in autonomia”.

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