A 20 ANNI STUDENTESSA CIVITANOVESE DECIDE DI FARLA FINITA. E’ GRAVE. LA CITTA’ E’ SOTTO SHOCK

suicida-290x200Una ragazza di 20 anni, studentessa universitaria ad Urbino, ha tentato di togliersi la vita gettandosi dal secondo piano di una palazzina in zona Piansevero a Urbino dove studia. Di notizie ce ne sono davvero poche. Sembra che la ragazza dopo un volo di sette metri, sia stata subito soccorsa e a causa delle delicate lesioni riportate, -sembra abbia battuto la testa con una certa violenza- è stata trasferita in eliambulanza all’ospedale regionale di Torrette. Si cerca ora di chiarire la dinamica dei fatti. Nessun biglietto sembra sia stato lasciato per spiegare un simile gesto. A dare l’allarme i vicini che dopo aver sentito un forte tonfo, si sono affacciati e hanno visto la giovane immobile a terra. Nell’attesa e nella speranza che tutto si risolva per il meglio, non ci si può non interrogare sul perché a 20 anni si decida di togliersi la vita. Per avere qualche elemento in più vi riproponiamo un articolo dello Psicologo Vincenzo Luciani sul suicidio:
“Ognuno di noi, fin dal primo vagito, è alla ricerca di un proprio posto nel mondo. Non si tratta di un’impresa semplice, lo sappiamo. A volte, nonostante gli sforzi profusi, capita che questo posto non si riesca a trovarlo o ci si renda conto che non è quello che avevamo cercato. E’ di fronte a questa, ricerca, a volte vana, che possiamo smarrirci, smettere di sperare, rinunciare a lottare. La nostra anima sprofonda, allora, in una vertiginosa disperazione ed il mondo diventa impermeabile ad ogni significato. Continuiamo a vivere in mezzo agli altri ma a noi giunge solo l’eco lontana delle loro parole. Nulla riesce a lenire il nostro smarrimento e la nostra solitudine. Gli altri non se ne rendono conto ma noi siamo già ai margini del mondo. Il nostro interesse per le cose e per le persone, anche di quelle che più ci stanno a cuore, è svanito senza che ce ne accorgessimo. La nostra esistenza ha perso ogni senso ed è divenuta un fardello insopportabile. Ci si sente stranieri sulla terra e vivere è diventato soltanto sopravvivere. Così la morte ci appare non più un evento da tenere il più lontano possibile bensì un trapasso che assume le sembianze di un sonno ristoratore. La morte è allora non soltanto desiderata ma, addirittura, cercata perché non è più sentita un insulto alla nostra vita ma come ciò che ci libera da un’esistenza spogliata da ogni desiderio. Essa è vissuta come l’estrema possibilità di sottrarci ad un dolore esistenziale nei confronti del quale non abbiamo più uno scudo sicuro. Shakespeare s’interroga se: “… è peccato precipitarsi nella segreta dimora della morte prima che la morte osi venire a noi?”. A quest’enigma ognuno deve apportare la propria risposta. Dante, ad esempio, non sembra particolarmente indulgente nei confronti di chi si toglie la vita tanto da porlo, nel settimo girone dell’inferno, dentro un fiume di sangue bollente. Io credo che dovremmo, in ogni caso, portare rispetto per tutti coloro che non avendo più né sogni, né progetti, percorrendo sentieri a noi ignoti non riescono più a distogliere lo sguardo dalla morte e scelgono di continuare a vivere soltanto nel ricordo di chi li ha accompagnati per un tratto della loro esistenza.”

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