CIVITANOVA, VIA ALMIRANTE SI. VIA ALMIRANTE NO

image157Almirante si. Almirante no. Scende in campo la destra cittadina, quella regionale, e da Roma Donna Assunta difende strenuamente la memoria del marito. La storia continua e si ripete.
“I nomi delle vie sono un simbolo” si legge nei vari gruppi di discussione in rete. Si dovrebbe aggiungere che sono un modo per mantenere viva la memoria, per omaggiare figure esemplari, per recuperare la propria identità storica.
Nel 2004 a Civitanova si fece un errore che fu invece scampato qualche anno dopo a Roma. L’allora sindaco capitolino Alemanno aveva proposto di intitolare, nel 2008, una via al suo ex compagno di partito, ma la polemica che si scatenò lo fece recedere dalla decisione.
Se si recuperano alcuni stralci della discussione di quei mesi forse oggi a Civitanova la polemica si quieterebbe in modo spontaneo.
Intanto vennero lette pubblicamente alla Camera le frasi scritte nel ’42 da Almirante nella rivista antisemita “La difesa della razza” di cui fu segretario di redazione: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza”. Persino Gianfranco Fini, altro ex compagno di partito, le definì “vergognose”.
La storia del cosiddetto “manifesto della morte” firmato da Almirante, che oggi si vuol far passare per falso, in realtà fu oggetto di un lungo processo (dal 1971 al 1978) che si concluse con una sentenza di assoluzione piena per l’Unità «per avere dimostrato la verità dei fatti» (l’autenticità del manifesto), mentre Almirante che aveva denunciato il quotidiano, fu condannato al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni. La vicenda è stata ripresa, sempre nel maggio 2008, dalla giornalista Simonetta Fiori che ricorda anche che il primo pubblico ministero Occorsi, sostituito dopo la prima fase del processo, non ebbe la possibilità di conoscere la sentenza definitiva perché vittima di un agguato per mano di terroristi neri due anni prima, nel ‘76.
Altra scottante questione riemersa in quei giorni è la strage di Peteano del ‘72, dove persero la vita tre carabinieri, per mano, si scoprì dopo diverso tempo, di militanti del M.S.I. che nel frattempo erano latitanti in Spagna. Giorgio Almirante, per aver fatto recapitare loro circa 34 mila dollari, fu accusato di “favoreggiamento aggravato agli autori della strage di Peteano”. Beneficiò di una amnistia per aver superato la soglia dei 70 anni di età.
Sforzandoci di distinguere la vita privata da quella pubblica possiamo umanamente comprendere i sentimenti di Donna Assunta verso quello che è stato suo marito, ma se i nomi delle vie devono essere “un simbolo” non si può ignorare che lasciare quella intitolazione sarebbe omaggiare un simbolo negativo. Via Almirante!

Giuseppe Cristini

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