MILIARDI IN CEROTTI. BOOM DI ACQUISTI DI BENI E SERVIZI PER LA SANITA’

Pflaster - Adhesive plaster 04Il Senatore Mario Baldassarri fa un esempio un po’ cruento da fazendero brasiliano: “I mandriani in Brasile – afferma – se devono guadare un fiume infestato dai piranha, squartano prima un vitello e lo gettano nell’acqua. Poi, quando i pesci si avventano sulla preda, fanno passare indenne tutta la mandria”. La metafora serve a chiarire un concetto: “Quando tutti si fanno paladini dei tagli ai costi della politica indicano noi, il vitello, invece di vedere la mandria che sta passando”. E precisa: “Se noi dimezzassimo, di netto, lo stipendio dei parlamentari, risparmieremmo ogni anno una cifra di 120 milioni di euro, ma sapete quanto costa la mandria ogni anno? Tra i quaranta e i cinquanta miliardi di euro: miliardi, non milioni”. Poi, certo, ammette “non è che dico che non si debba toccare niente, certo le auto blu, o alcuni benefit, ma non è questo il vero costo della politica”. Quale è allora? Cosa è questa “mandr ia” che nessuno riesce a vedere? Sono gli “acquisti di beni e servizi” della pubblica amministrazione di cui nemmeno il Parlamento conosce il rendiconto preciso. Nel senso, si sa quanto costa l’acquisto, ma non si sa a chi vadano i soldi, nè perchè. PER CAPIRE meglio quello di cui parliamo buttiamo giù un po’ di cifre. Ogni anno dalle casse pubbliche escono circa 137 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi: 107 di questi vengono spesi dalle amministrazioni locali, e, all’interno di questa spesa, circa 77 miliardi vengono adoperati per l’acquisto di beni e servizi nel settore della Sanità. Fermiamoci un attimo. Questi sono i dati ufficiali relativi all’anno 2009, certificati dal ministero delle Finanze e dalla Ragioneria dello Stato. Solo cinque anni prima, nel 2004, la fotografia era alquanto diversa. La torta complessiva era di 113 miliardi, le amministrazioni locali ne spendevano 88, 53 dei quali per gli acquisti nel settore sanitario. Tradotto: in soli cinque anni, la spesa delle regioni è aumentata di 11 miliardi di euro, quella sanitaria, addirittura di 24. Quei ventiquattro miliardi di euro “in più”, sono circa la metà della manovra economica approvata da Camera e Senato mentre imperversava la tempesta dei mercati. Un primo dato di cronaca: se sono stati spesi 24 miliardi di euro “in più” nell’acquisto di beni e servizi nel settore sanitario fino a raggiungere, in cinque anni, la cifra di 77 miliardi, gli ospedali del Paese dovrebbero essere assai più ricchi e funzionali di quello che erano nel 2004. È così? No. Allora perchè la spesa è lievitata – senza controllo – a quel modo? PERCHÈ, argomenta il senatore di Fli, membro della Commissione Bilancio di Palazzo Madama dopo essere stato vice ministro dell’E c onomia nel passato governo Berlusconi (2001-2006), quegli “s p re ch i ” possono nascondere “malversazioni e possibili intrecci grigi tra politica ed affari”. Ma questo gigantesco flusso di denaro dove finisce? Nessuno, nemmeno in Parlamento, ne ha cognizione. Ma la frase del senatore non può che far venire alla mente le tante inchieste che negli ultimi anni hanno coinvolto la sanità ad ogni latitudine: dall’inchiesta laziale su Lady Asl o sulle cliniche degli Angelucci, a quella che in Puglia punta alle protesi di Gianpi Tarantini o al senatore appena salvato da Palazzo Madama Alberto Tedesco, fino all’Abruzzo, al Piemonte, alla Lombardia e alla Ligura. “VOI GIORNALISTI vi accorgete di queste cose solo quando ci sono le inchieste della magistratura, ma quelle rappresentano solo la punta di un iceberg gigantesco”, spiega Baldassarri prima di rappresentare un secondo paragone cruento: “Per ogni posto letto negli ospedali italiani si utilizzano ogni giorno nove siringhe. La media di degenza negli ospedali è di nove giorni. Dopo nove giorni uno dovrebbe avere 81 buchi di puntura. Le sembra realistico?”. Questi miliardi di euro sono però sono una parte della “mandria” che continua a passare mentre si bacchettano i costumi (comunque non eccellenti) della politica. L’altra voce di spesa “i nv i s i b i l e ” è costituita “dai trasferimenti in Conto Corrente ed in Conto Capitale” che lo Stato stanzia a pioggia e “a fondo perduto”. La torta, questa volta, ammonta per il 2010, (la fonte è il governo, attraverso la Relazione Unificata sull’Economia e la Finanza Pubblica) a 44 miliardi. Di questi 15 vengono trasferiti a Ferrovie, Anas e Trasporti pubblici locali. E gli altri 29? Mistero. Argomenta Baldassarri: assieme sono 53 miliardi di euro, più della manovra appena a p p rova t a .

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