SALA SLOT: “DEVASTANTE” PER LA GIUNTA CIARAPICA E LA REGIONE DI ACQUAROLI LA SENTENZA DEL TAR

Devastante nei confronti del Comune di Civitanova e della Regione Marche, il contenuto della sentenza ter con cui il Tar boccia ancora una volta il ricorso di società private contro il diniego della Questura di Macerata alla apertura di una sala slot in via Silvio Pellico. I tre giudici della Camera di consiglio che si è riunita il 12 gennaio scrivono che “il Comune di Civitanova ha in sostanza tentato di ottenere dalla Regione un avallo postumo alla propria illegittima deliberazione n. 323/2018, il che costituisce una chiara violazione del giudicato. Tra l’altro non si comprende la necessità che la Regione ha ravvisato di fornire a tutti i Comuni marchigiani una interpretazione omogenea e uniforme dell’articolo 5, comma 2, della LR n. 3/2017, quando una tale interpretazione già esisteva per essere stata sancita da questo Tar e dal Consiglio di Stato. Se invece l’intento è quello di allargare le maglie della legge, la Regione può o modificare in parte qua l’articolo 5, comma 2, oppure adottare un regolamento attuativo che precisi il punto controverso”. Un passaggio chiave della sentenza, che censura l’operato della giunta Ciarapica e quello della Regione che il 30 marzo del 2021 rilascia, su richiesta del Comune di Civitanova, un parere che avalla l’interpretazione data dall’Ufficio Urbanistica del Comune al criterio usato per misurare le distanze tra la sala slot e il più vicino sportello bancomat. La legge varata nel 2017 dalla Regione impone una distanza minima di 500 metri, ma il 9 agosto del 2018 la giunta Ciarapica vota una delibera che modifica alcuni parametri per la misurazione e inserisce anche percentuali di tolleranza. E’ questo l’atto che il dirigente dell’Urbanistica prende a riferimento per dare il via libera alla apertura della sala slot di via Pellico perché risulterebbe maggiore di 500 metri la distanza dalla più vicina banca di via Einaudi. Un parere che contrasta con la misurazione fatta dalla Polizia municipale di Civitanova, che invece si attiene ai criteri dettati dalla legge regionale del 2017 e misura 478 metri. E’ questo dato che prende a riferimento la Questura nell’estate 2018 e nel marzo 2021 per negare l’autorizzazione alla apertura. Partono i ricorsi. Prima la società Goldblack Srl, che non ci sta e ricorre al Tar, e perde, e poi al Consiglio di Stato e un’altra volta i giudici danno torto al privato, contro cui si costituiscono in giudizio la Questura di Macerata e il Ministero dell’Interno mentre il Comune di Civitanova resta a guardare. Passa il tempo e alla Goldblack subentra la Food Rich Srl e parte un altro ricorso al Tar. Il 29 gennaio scorso viene pubblicata la sentenza, le terza, e dà ancora ragione alla Questura. Le motivazione sono state pubblicate su sito del Tar Marche. Dalla ricostruzione della vicenda che fanno i giudici si evince che il Comune di Civitanova ha ritenuto di acquisire, davanti ai no della Questura, il parere del competente servizio regionale che il 30 marzo 2021 emette un parere che considera coerente con la legge regionale 3/2017 l’interpretazione “estensiva” seguita dalla giunta comunale e dal settore urbanistica. Ma, scrivono i giudici, “resta pertanto fermo che la misurazione alla quale la Questura doveva legittimamente fare riferimento era quella a suo tempo effettuata dalla Polizia municipale di Civitanova”. Questo, e il passaggio in cui si parla di “illegittima deliberazione” sono il nocciolo di una sentenza che si abbatte sull’operato politico e amministrativo del comune di Civitanova e della Regione Marche a guida Acquaroli. Al sindaco e al segretario generale non resta che ritirare subito la delibera n. 323 del 2018. Tre tribunali l’hanno bocciata. In tutta questa vicenda emerge anche chiaro quale sia stata realmente la volontà dell’amministrazione nella lotta al gioco d’azzardo. Gli atti dicono che si è cercato di forzare l’interpretazione della legge regionale varata per contrastare la ludopatia, mentre il regolamento comunale che doveva essere approvato per lo stesso obiettivo giace da tre anni nei cassetti di Palazzo Sforza, dove la Destra lo tiene senza alcuna intenzione di portarlo in Consiglio comunale.

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