100% OPERAI IN NERO IN UN’AZIENDA CHE LAVORA PER NOTO BRAND DI GIOCATTOLI

51Il cento per cento dei lavoratori, tutti extracomunitari, assunti ‘in nero’ in un’azienda pachistana di assemblaggio di componenti in plastica, che lavora per conto di due imprese terziste fornitrici di un brand nazionale leader mondiale nel settore dei giochi per bambini. La scoperta è stata fatta a Porto Potenza Picena, da ispettori del lavoro e del Nucleo carabinieri dell’Ispettorato provinciale del lavoro, in un blitz condotto insieme ai Cc di Civitanova Marche. Il titolare dell’azienda, un pachistano, dava lavoro a sette connazionali e tre immigrati del Bangladesh tutti in possesso del permesso di soggiorno ma assunti in nero. Non solo: la fabbrica era priva di qualsiasi misura e dotazione di sicurezza (non c’erano neppure gli estintori) buia, senza impianto di aerazione e con le finestre sigillate dall’interno. Il titolare si è visto sospendere la licenza, e dovrà pagare 1.500 euro a titolo di sanzioni, più altri 18 mila euro di sanzioni amministrative per il lavoro sommerso e 6 mila euro per le violazioni penali alla legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. A preoccupare però è la disinvoltura con cui il committente finale, un marchio molto noto, reclutava i propri subfornitori e sub-subfornitori: in questo caso due terzisti italiani (delle province di Macerata e Ancona) e l’imprenditore pachistano. “Stiamo ricostruendo a ritroso tutta la filiera – spiega il direttore della Direzione territoriale del lavoro Pierluigi Rausei – e il messaggio che vogliamo lanciare è chiaro: non si tutela il Made in Italy affidandosi ad aziende senza dipendenti. Chi lo fa, sa che l’anello finale della catena sono imprese fantasma, che sfruttano lavoratori senza diritti né tutele”.

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