“DUBBI E SPERANZE SULLA NOSTRA CIVITANOVESE”

mauropietrafesadi Emanuele Trementozzi
Mauro Pietrafesa è uno degli ultras storici della Civitanovese, figlio del grande Antonio dirigente storico del club rossoblu: dirigente accompagnatore, revisore dei conti e segretario negli anni ’50 – ’55. A cuore aperto ci racconta la Civitanovese del suo tempo e le speranze legate a quella di oggi.Salve Mauro, dalla Romania in Italia con il cuore sempre rivolto ai rossoblu. Da quando dura la sua passione per questi colori?
In effetti la mia attività di rivendita di calzature targate Paciotti e sita in Romania mi allontana spesso fisicamente da questa città. Ma c’è una cosa a cui non so rinunciare assolutamente: la mia Civitanovese. Oggi purtroppo in difficoltà e senza obiettivi chiari per il futuro.

Lei frequenta lo stadio da quando aveva sei anni, grazie a suo padre. Quarantanove anni di passione come li racconta?
Mio padre ha ricoperto diversi ruoli dirigenziali all’interno della nostra società. Dirigente accompagnatore, revisore dei conti e segretario; la sua passione è stata trasmessa a me e ancora oggi seguiamo la squadra in ogni sua gara, casalinga e non. A sei anni mi ha portato per la prima volta allo stadio e dopo quarantanove anni il mio attaccamento a questo squadra è ancora intatto.

I suoi tempi, rispetto ad oggi, in cosa si differenziano?
Sicuramente noi tifosi eravamo più veraci e non facevamo parte del gruppo storico per compiacenza o bisogno di riconoscersi in qualcosa. Lo facevamo per amore sincero verso i nostri colori. Oggi c’è scollamento tra la realtà dei tifosi e quella della squadra; ai mie tempi si viveva la squadra ogni giorno non solo la domenica.

Alla stagione ’92 – 93 è legato un episodio di cui lei ancora riconosce la gravità. Ce lo racconta?
Sicuramente. Erano gli anni della C2, con Ruggieri Presidente. Eravamo in fascia A, ma non riuscivamo mai a fare il salto di qualità necessario per salire di categoria. Così fui tra i fautori delle dimissioni del Presidente, quando davanti a circa 300 persone gridai veementemente che ci aveva stufato, sebbene utilizzai parole molto più forti. Ero convinto che con l’avvento di un altro Presidente saremmo andati in C1 e lottato per traguardi più prestigiosi. Ma il suo successore non riuscì a mantenere le promesse per svariati motivi e a distanza di tanti anni riconosco il mio grave errore. Forse, con maggiore pazienza, quell’agognata serie C1 l’avremmo raggiunta veramente. E invece cominciò il declino che ci portò fino all’Eccellenza; un delitto se pensiamo alla nostra tifoseria e nostra tradizione.

Veniamo ad oggi. Presidente Antonelli e mister Paciotti. Secondo lei quali difficoltà stanno incontrando?
Rendo atto al Presidente di aver risollevato le nostre sorti, investendo molti dei suoi soldi e riconsegnadoci una squadra di vertice. Ma le recenti polemiche sono del tutto giustificate; il rispetto che deve a noi tifosi è imprescindibile. A mio avviso manca la volontà chiara e precisa di voler andare tra i professionisti. Se all’inizio sponsor e tifosi erano una giustificazione, ora non lo sono più. Sono arrivati gli sponsor ( tra cui Ica e Mc Donald’s ) che sono di tutto rispetto e la tifoseria è tra le più calde e attaccate alla squadra. Non è questione di città, ma di mentalità e la volontà è di non voler costruire una squadra da serie C2. La scelta di Paciotti è orientata in tal senso

Per quale motivo?
Con Jaconi stavamo intraprendendo la strada giusta e si stavano ponendo le basi per il futuro. La scelta inconcepibile di mandarlo via e mettere al suo posto Paciotti è del tutto insensata. Ottima persona il mister, bravo gestore, ma inadeguato a questi livelli e che manca totalmente di grinta da trasmettere alla squadra. Da qui la nostra sofferenza e le tante gare senza punti o con molti di essi buttati via. Con un nuovo mister e una nuova dirigenza, orientata alla crescita, potremmo riprenderci la nostra categoria. Ora come ora, questo non lo vedo possibile.

Cosa imputa agli attuali dirigenti?
Mancanza di prospettiva futura. Manca la volontà di costruire una squadra che possa affrontare un campionato tra i professionisti; manca un progetto che leghi questa città alla squadra. E l’Amministrazione non aiuta certamente in questo senso. Troppo distanti società e politica; non c’è cultura di collaborazione che aiuti a diffondere l’immagine della città attraverso il calcio.

Siamo alla fine. Cosa differenzia la vostra tifoseria da quella odierna?
” Qualche chilo di carne rimasta sulle reti “

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